
La tentazione, quella facile, è di sbarrare le porte, di serrare gli scuri, di chiudere, chiudersi. Poi c’è l’altra seduzione, meno scontata, di spalancarle quelle porte, di aggiungere un posto a tavola per chi sta passando con scarponi e zaino sotto casa. Poco importa se cammina alla ricerca di Dio, di silenzio, di una meta, di paesaggi. Conta che è in cammino, come lo siamo tutti. E alla ricerca, come lo siamo tutti.

Chi vive a ridosso della Francigena (nella sua accezione più comune quel pellegrinaggio che fa data dal VIII secolo e che parte da Canterbury per giungere a San Pietro dopo circa 2.200 chilometri) e magari vive in una frazioncina come Santa Margherita, quelle tentazioni le conosce. La prima, comprensibile dopo furti e tentati furti che l’hanno spaventata nei mesi scorsi è ben spiegabile ed è figlia dei tempi. La seconda è anche essa figlia dei tempi, ma non proprio questi, quelli attuali; piuttosto quelli più lontani, sedimentati nella storia familiare e di paese, di un intero Paese.

Perché l’accoglienza al pellegrino ha radici profonde e motivazioni solide. È, poi, una ospitalità povera: è condivisione di un pasto, qualche volta di un letto per dormire, e di uno scambio intenso di storie. È apertura, anche: di cuore, di mentalità, di usci di casa. Ospitare è condividere quel percorso, quella meta che ci accomuna; un camminare dividendo una pietanza; è condividere un tratto di strada attorno ad un tavolo.
La comunità di Santa Margherita apre le porte della propria chiesina ai pellegrini che percorrono la quattordicesima tappa italiana da Pavia a Santa Cristina, Lì chi ha camminato sotto la pioggia o sotto il sole trova il Punto di Ristoro: il silenzio per una preghiera e qualche genere di conforto, conforto povero come il suo viaggio: bottiglietta di acqua fresca, un frutto, del pane.
Chi scrive ha conosciuto ed ospitato quel poliziotto in pensione di Londra, ma cattolico, tifoso del Chelsea; il giardiniere svizzero ateo con la bici, le cinque operaie da poco in pensione del vercellese; la giovane coppia francese con la tenda, quelle quattro universitarie che poi, sempre a piedi, dopo Roma e dopo quattro mesi hanno raggiunto Gerusalemme…

Si può pensare di fare meglio però: non lasciare al caso quell’incontro, quella porta aperta, ma affidarlo ad una rete informale di belgioiosini che ci stanno. Una pagina facebook aperta e da inserire nel circuito dei pellegrini. Chi passerà l’indomani prova a bussare per una minestra insieme. Se qualcuno della rete quel giorno può ospitare è fatta! Ci saranno storie di umanità da intrecciare.
Per chi è interessato una mail a Caritasbelgioioso@gmail.com oppure Valeria o Paolo a Santa Margherita.